lunedì 8 febbraio 2016

Seminario: Nievo e la questione ebraica: a proposito del dramma Emanuele (1852) - 10 febbraio 2016

Gentili studenti,
nell'ambito dei seminari promossi dal CIP, mercoledì 10 febbraio, alle ore 17.30 presso la Sala Riunioni del CIP al 2° piano, il prof. Maurizio Bertolotti parlerà sul tema: “Nievo e la questione ebraica: a proposito del dramma Emanuele (1852)”.
Questo l’abstract del seminario:
Il dramma Emanuele, scritto nel 1852 da un Nievo appena ventunenne, riveste scarso interesse sotto il profilo drammaturgico. Molto notevole è al contrario la sua importanza per quanto riguarda la storia della questione ebraica in Italia nell’età dell’emancipazione.
L’opera appartiene alla terza fase del dibattito – quella che si svilupperà in Italia dopo l’unificazione –, della quale si può dire anticipi con acume e originalità i temi salienti, richiamando l’attenzione sui pregiudizi antiebraici che continuano a sussistere a emancipazione avvenuta. Mettendo in scena gli insuccessi a cui vanno incontro i tentativi del giovane ebreo emancipato Emanuele di «occupare un posto nella società»,  Nievo si mostra consapevole che l’integrazione non tiene dietro necessariamente e naturalmente all’emancipazione. Quanto all’integrazione, essa non può e non deve comportare, secondo l’autore, la rinuncia da parte degli ebrei alla propria identità culturale; come testimonia i dialoghi del quarto atto, siamo lontani dalle ipotesi di assimilazione a cui pensavano all’epoca non pochi fautori dell’emancipazione.
Per quanto l’analisi comparativa può dimostrare, l’Emanuele presuppone da parte del suo autore una notevole conoscenza dei rapporti che intercorrevano a Mantova tra ebrei e non ebrei intorno alla metà del secolo, quando la locale comunità ebraica era tra le più popolose e culturalmente più vivaci dell’Italia settentrionale; il dramma costituisce perciò un documento di prim’ordine della storia mantovana nell’Ottocento. Al tempo stesso riflette l’inquieta condizione di spirito del giovane autore negli anni successivi alla sconfitta del Quarantotto, allorché le aspettative rivoluzionarie che egli pure aveva appassionatamente nutrito si rivelavano sempre più infondate.

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