COMUNICATO STAMPA
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È uscito “Il Foglio volante” di luglio 2015
È appena uscito
e sta per essere spedito agli abbonati, il numero di luglio del “Foglio volante
- La Flugfolio - Mensile letterario e di cultura varia” (anno XXX, n. 7). Vi
compaiono testi di Rosa Amato, Bastiano, Aurelia Bogo, Loretta Bonucci,
Mariano Coreno, Serena Cucco, Carla D’Alessandro, Francesco De Napoli, Georges
Dumoutiers, Vito Faiuolo, Paul F. Georgelin, Amerigo Iannacone, Silvana
Poccioni, Nadia-Cella Pop, Fryda Rota, Mariaelena Rota Madori, Antonio Vanni.
Ricordiamo che
per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario
abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri omaggio per un
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a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per
ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: fogliovolante@libero.it oppure al
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Riportiamo, qui
di seguito, un microracconto che apre il “Foglio”, una poesia di Rosa Amato e
l’epigramma “Una poetessa”, dalla rubrica “Versetti e versacci”.
Il nuovo Beethoven
Microracconto
Non
potevo piú ascoltare la musica. Un dolore insopportabile mi prendeva al petto.
I violini penetravano in me come lama affilata. I tasti del pianoforte
martellavano il cervello. Il flauto, l’oboe, mi torturavano. Stranamente i
suoni più dolorosi erano quelli più dolci. Il flauto più della tromba, l’oboe
più del timpano.
Ma ci
riprovavo. Prendevo la sinfonia che per prima mi aveva fatto amare, da ragazzo,
la musica, La Pastorale di Beethoven,
ma già alle prime note sentivo tali trafitture che dovevo togliere il disco.
Provavo a mettere un notturno di Chopin, in particolare il n. 2 op. 9, ma ogni
nota era una martellata. E dovevo spegnere.
Dovevo
sdraiarmi, riposare, come fossi stanco per aver fatto ore di lavoro manuale. Ma
poi il sonno mi abbassava le palpebre e sentivo tutta la Sesta di Beethoven e
sentivo il Notturno n. 2 di Chopin. E la mia mente seguiva una grande orchestra
inesistente che eseguiva le sinfonie a me più care. Ed ecco che la grande
orchestra esegue una sinfonia bellissima, che non ho mai sentito prima. Ma chi
sarà il compositore? In alcuni passaggi mi ricorda proprio Beethoven, quasi
fosse la sua decima sinfonia. In altri passaggi mi fa pensare a Mahler.
Poi mi
sveglio e ho ancora tutta la sinfonia nella mia testa. Mi metto a scrivere. Le
note nascono da sole sul pentagramma. Una riga dopo l’altra, una pagina dopo
l’altra.
Ecco, è
nata cosí la mia prima sinfonia, la prima sinfonia di Maurizio de Rubeis,
quella che ha fatto scrivere ai critici musicali: «È nato un genio della musica»,
«Prodigio musicale», «Maurizio de Rubeis, il nuovo Beethoven».
18.9.1010
Amerigo Iannacone
La valigia
del tempo
Residui di volitive energie
sui passi delta sera,
su gli intracciati sentieri della vita.
La valigia del tempo sempre piú leggera,
la memoria di conflitti antichi
sempre piú remota.
Sugli scenari presenti
l’incalcolabile numero di disperati
di ogni razza e colore.
Fuggono da violenze e guerre
per morire in mare, alghe in balia
del moto perpetuo delle onde.
Annichilente su questo carnevale
sempre attivo la disumana barriera
di popoli “civili” che negano asilo
a stremate umanità in fuga e al cuore
la memoria degli avi con la valigia di
cartone
tra le mani, anch’essi in fuga da miseria e
guerre.
Tra le ombre della mitica sera,
una leggera valigia tra le mani,
sfumo il personale affanno...
Aprile 2015
Rosa Amato
Roma
Appunti e spunti
Annotazioni linguistiche
di Amerigo Iannacone
Problemi sempre ci si pongono per il femminile di
quelle parole riferite a cariche che in passato sono state tradizionalmente
legate a uomini, come “sindaco”, “deputato”, “notaio”, “avvocato”, ecc., ma non
si tratta di problemi insolubili. Ecco qualche regola spicciola. Prendiamo
“presidente”: si tratta del participio presente di “presiedere”, va catalogato
tra gli aggettivi di seconda classe, ed è perciò invariabile nel genere. E cosí
per tutti i vocaboli che appartengono alla stessa categoria. Invece “deputato”,
“soldato”, “avvocato” fanno “deputata”, “soldata”, “avvocata” in quanto, quali
participi passati dei verbi corrispondenti, sono da ascrivere alla prima
classe, quindi variabili nel genere. “Governatore”, essendo la sillaba “to”
preceduta da vocale, al femminile diventa “governatrice”, mentre “pastore”,
poiché “to” è preceduto da consonante, al femminile fa “pastora”. Cosí pure
“assessora”, non il cacofonico “assessoressa” (che suona un po’ ridicolo se non
beffardo), cui si potrebbe essere indotti dal calco su “professoressa”, parola
che, pur inizialmente erronea, è ormai codificata dall’uso. “Sindaco” può
diventare tranquillamente “sindaca”, e se ci suona male è solo perché non siamo
abituati a sentirla. Nessun dubbio per “notaio”, che al femminile è “notaia”,
come “lattaia”, “giornalaia”, “lavandaia”.
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