giovedì 30 ottobre 2014

Il Foglio volante di novembre

COMUNICATO STAMPA

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“Il Foglio volante” di novembre 2014

Nel “Foglio volante - La Flugfolio” di novembre 2014, testi di Loretta Bonucci, Mina Cappussi, Serena Angela Cucco, Carla D’Alessandro, Vito Faiuolo, Amerigo Iannacone, Tommaso Lisi, Concetta Laura Mauceri, Adriana Mondo, Teresinka Pereira, Luigi Livio Spinozzi Felici, Bruno Vezzuto, Fryda Rota, Gerardo Vacana.
Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri omaggio per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (18 euro) – serve anche a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: fogliovolante@libero.it oppure al numero telefonico 0865.90.99.50.
Riportiamo, qui di seguito, l’articolo di apertura, un breve testo dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche”, e una poesia di Tommaso Lisi.



L’analfabetismo di ritorno

In Italia – calcolano – ci sono oggi venti milioni di analfabeti, ovvero circa un terzo della popolazione: ogni tre persone una è analfabeta. Evidentemente per analfabeta si intende anche chi, pur conoscendo l’alfabeto e sapendo leggere le parole, non è in grado di interpretare un articolo di giornale o una relazione e che non legge nemmeno un libro all’anno.
Si parla di analfabetismo di ritorno, perché fino ad alcuni anni fa l’analfabetismo andava progressivamente diminuendo, mentre negli ultimi tempi è tornato a salire.
Un tempo, diciamo più o meno fino alla prima metà del Novecento l’ignoranza era dovuto alla povertà, alla mancanza di opportunità e di mezzi, non c’era l’obbligo scolastico e soprattutto nei piccoli centri – e gran parte della popolazione viveva in piccoli centri – dove non c’erano scuole e non arrivavano i giornali, non c’era praticamente modo di imparare a leggere. Ma oggi, con tutte le possibilità che ci sono, con tutti i mezzi che il progresso tecnologico offre per accostarsi alla cultura, come si spiega l’analfabetismo?
Il fatto è che una volta dell’ignoranza ci si vergognava, oggi non solo non ci si vergogna piú, ma addirittura l’ignoranza si ostenta, complici certi sguaiati programmi televisivi demenziali (vi ricordate “La pupa e il secchione”, dove veniva sempre messo in ridicolo il “secchione”?). Una volta, se uno veniva colto in una prova di ignoranza, diventava rosso e ammutoliva, ora ti fa una bella risata in faccia come a dirti: «Povero imbecille, tu sei uno che crede nella cultura, non hai capito quali sono i veri valori, ovvero soldi e sesso. Comunque ottenuti.»
E purtroppo costui ha dalla sua parte persone che sono al potere e sono latori di quel tipo di messaggi e di quel tipo di esempi.
Purtroppo oggi non ci potrebbe piú essere un maestro Manzi, quello che negli anni cinquanta/sessanta riuscí per mezzo della televisione ad alfabetizzare milioni di italiani. Non ci potrebbe essere perché non c’è da parte degli ignoranti la consapevolezza del problema dell’ignoranza e non c’è la disponibilità ad imparare.
C’è un’altra cosa. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nel mio paese, che contava allora non piú di quattro/cinquemila abitanti, e per il 90 per cento erano analfabeti, si pubblicava un settimanale. Perché allora quelli che sapevano leggere erano pochi, ma quei pochi leggevano.
Oggi i dati sulla lettura, sulla diffusione dei libri e dei giornali sono sconfortanti. E la crisi – tutte le crisi, da quella morale a quella economica – è riconducibile anche a questo.
Amerigo Iannacone


Appunti e spunti
Annotazioni linguistiche
di Amerigo Iannacone


La classe midia

Qualche settimana fa, in un’intervista radiofonica, un cantautore italiano di successo, ha parlato della “classe midia” che ora in qualche modo, diceva, ha preso il posto della classe operaia. “Midia” e non “media”, non si tratta di un nostro errore di stampa. Finora ci eravamo imbattuti – anche troppo spesso – in parole latine pronunciate all’inglese, come “junior” che diventa “giunior”, “Venus” diventa “Vines” e simili. E anche la parola latina “media”, plurale di “medium”, nel significato di “mezzi” (di informazione), viene spesso erroneamente pronunciata all’inglese “midia”. Ma ora siamo arrivati a una sopraffazione tale dell’inglese sull’italiano, che vengono pronunciate all’inglese anche parole italianissime, come l’aggettivo “medio”. E forse non è lontano il giorno in cui invece di “io”, “amico”, “libro”, “Italia”, sentiremo “aio”, “amaico”, “laibro”, “Aitalia” e Dino Campana Sarà “Daino Campana”.



Uno solo è il paradiso


Chi non conosce paradisi quaggiù
ne conoscerà uno soltanto:
uno soltanto ne conoscerà
chi conosce paradisi quaggiù.

Garanzia della perfetta gioia
è che non ha doppioni.

14.03.’94

                Tommaso Lisi
                Coreno Ausonio (FR)






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Amerigo Iannacone


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