COMUNICATO
STAMPA
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“Il Foglio volante”
di novembre 2014
Nel
“Foglio volante - La Flugfolio” di novembre 2014, testi di Loretta Bonucci,
Mina Cappussi, Serena Angela Cucco, Carla D’Alessandro, Vito Faiuolo, Amerigo
Iannacone, Tommaso Lisi, Concetta Laura Mauceri, Adriana Mondo, Teresinka
Pereira, Luigi Livio Spinozzi Felici, Bruno Vezzuto, Fryda Rota, Gerardo
Vacana.
Ricordiamo
che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è
necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri
omaggio per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (18
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Riportiamo,
qui di seguito, l’articolo di apertura, un breve testo dalla rubrica “Appunti e
spunti - Annotazioni linguistiche”, e una poesia di Tommaso Lisi.
L’analfabetismo di
ritorno
In Italia
– calcolano – ci sono oggi venti milioni di analfabeti, ovvero circa un terzo
della popolazione: ogni tre persone una è analfabeta. Evidentemente per
analfabeta si intende anche chi, pur conoscendo l’alfabeto e sapendo leggere le
parole, non è in grado di interpretare un articolo di giornale o una relazione
e che non legge nemmeno un libro all’anno.
Si parla
di analfabetismo di ritorno, perché fino ad alcuni anni fa l’analfabetismo
andava progressivamente diminuendo, mentre negli ultimi tempi è tornato a
salire.
Un tempo,
diciamo più o meno fino alla prima metà del Novecento l’ignoranza era dovuto
alla povertà, alla mancanza di opportunità e di mezzi, non c’era l’obbligo
scolastico e soprattutto nei piccoli centri – e gran parte della popolazione viveva
in piccoli centri – dove non c’erano scuole e non arrivavano i giornali, non
c’era praticamente modo di imparare a leggere. Ma oggi, con tutte le
possibilità che ci sono, con tutti i mezzi che il progresso tecnologico offre
per accostarsi alla cultura, come si spiega l’analfabetismo?
Il fatto
è che una volta dell’ignoranza ci si vergognava, oggi non solo non ci si
vergogna piú, ma addirittura l’ignoranza si ostenta, complici certi sguaiati
programmi televisivi demenziali (vi ricordate “La pupa e il secchione”, dove
veniva sempre messo in ridicolo il “secchione”?). Una volta, se uno veniva
colto in una prova di ignoranza, diventava rosso e ammutoliva, ora ti fa una
bella risata in faccia come a dirti: «Povero imbecille, tu sei uno che crede
nella cultura, non hai capito quali sono i veri valori, ovvero soldi e sesso.
Comunque ottenuti.»
E
purtroppo costui ha dalla sua parte persone che sono al potere e sono latori di
quel tipo di messaggi e di quel tipo di esempi.
Purtroppo
oggi non ci potrebbe piú essere un maestro Manzi, quello che negli anni
cinquanta/sessanta riuscí per mezzo della televisione ad alfabetizzare milioni
di italiani. Non ci potrebbe essere perché non c’è da parte degli ignoranti la
consapevolezza del problema dell’ignoranza e non c’è la disponibilità ad
imparare.
C’è
un’altra cosa. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nel mio
paese, che contava allora non piú di quattro/cinquemila abitanti, e per il 90
per cento erano analfabeti, si pubblicava un settimanale. Perché allora quelli
che sapevano leggere erano pochi, ma quei pochi leggevano.
Oggi i
dati sulla lettura, sulla diffusione dei libri e dei giornali sono
sconfortanti. E la crisi – tutte le crisi, da quella morale a quella economica
– è riconducibile anche a questo.
Amerigo
Iannacone
Appunti e spunti
Annotazioni
linguistiche
di Amerigo Iannacone
La classe midia
Qualche
settimana fa, in un’intervista radiofonica, un cantautore italiano di successo,
ha parlato della “classe midia” che ora in qualche modo, diceva, ha preso il
posto della classe operaia. “Midia” e non “media”, non si tratta di un nostro
errore di stampa. Finora ci eravamo imbattuti – anche troppo spesso – in parole
latine pronunciate all’inglese, come “junior” che diventa “giunior”, “Venus”
diventa “Vines” e simili. E anche la parola latina “media”, plurale di
“medium”, nel significato di “mezzi” (di informazione), viene spesso
erroneamente pronunciata all’inglese “midia”. Ma ora siamo arrivati a una
sopraffazione tale dell’inglese sull’italiano, che vengono pronunciate
all’inglese anche parole italianissime, come l’aggettivo “medio”. E forse non è
lontano il giorno in cui invece di “io”, “amico”, “libro”, “Italia”, sentiremo
“aio”, “amaico”, “laibro”, “Aitalia” e Dino Campana Sarà “Daino Campana”.
Uno solo è il paradiso
Chi non conosce paradisi quaggiù
ne conoscerà uno soltanto:
uno soltanto ne conoscerà
chi conosce paradisi quaggiù.
Garanzia della perfetta gioia
è che non ha doppioni.
14.03.’94
Tommaso Lisi
Coreno Ausonio (FR)
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Amerigo Iannacone
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