giovedì 1 maggio 2014

Il Foglio volante di maggio

COMUNICATO STAMPA

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“Il Foglio volante” di maggio 2014

È pronto e sta per essere spedito agli abbonati il numero di maggio  2014 del “Foglio volante - La Flugfolio”, mensile letterario e di cultura varia. In apertura l’articolo “Tolkien e l’esperanto” realtivo a uno studio di Oronzo Cilli. Vi compaiono poi, oltre alle solite rubriche, testi di Rosa Amato, Lucia Barbagallo, Loretta Bonucci, Fabiano Braccini, Ferruccio Brugnaro, Aldo Cervo, Stefano Hawkes-Teeples, Amerigo Iannacone, Tiberio La Rocca, Adriana Mondo, Gerardo Vacana, Carlos Vitale.
Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri omaggio per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (18 euro) – serve anche a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: fogliovolante@libero.it oppure al numero telefonico 0865.90.99.50.
Riportiamo, qui di seguito, il testo di apertura, un breve testo dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche” e una poesia di Ferruccio Brugnaro.



Uno studio di Oronzo Cilli
Tolkien e l’esperanto

Oronzo Cilli è uno studioso italiano ed è l’autore dell’unica bibliografia italiana delle opere dell’autore del Signore degli Anelli, “J. R. R. Tolkien. La bibliografia italiana dal 1967 a oggi”. Ha pubblicato la sua ultima ricerca nell’articolo “Il valore educativo dell’Esperanto, parola di Tolkien in «The British Esperantist» del 1933”. Si tratta di un attento studio compiuto sulle riviste esperantiste britanniche e internazionali della prima metà del XX secolo, che hanno rivelato importanti e inediti dettagli che dimostrano il ruolo attivo di Tolkien negli anni Trenta nello sviluppo dell’Esperanto.
Scrive Cilli in apertura del suo articolo di apertura «Fino a oggi la cerniera tra Tolkien e l’esperanto era uno stralcio di lettera pubblicata nel maggio 1932 sulla rivista «The British Esperantist». In realtà, il meraviglioso mensile della British Esperantist Association, nasconde almeno altre due informazioni utili a ricostruire il rapporto tra il futuro autore dello Hobbit e del Signore degli Anelli e la lingua pianificata inventata da Ludwik Lejzer Zamenhof. Qui si presentano i risultati di una ricerca condotta sulla rivista esperantista britannica, la quale ha rivelato due episodi che vedono coinvolto direttamente J. R. R. Tolkien: il XXIV British Esperanto Congress dell’aprile 1933 e l’appello The Educational Value of Esperanto firmato da venti personalità inglesi nel maggio dello stesso anno».
La ricerca di Cilli parte dall’incipit di un saggio di Tolkien, Un vizio segreto, che fa riferimento al XXII Congresso Universale di Esperanto che si tiene a Oxford nel 1930 e del quale Cilli tratta ampiamente. L’articolo prosegue con l’estratto di una lettera che Tolkien scrisse al segretario della Commissione Istruzione dell’Associazione esperantista britannica pubblicato in «The British Esperantist» nel maggio 1932 che finisce con l’appello, “Sostenete lealmente l'Esperanto”. Nella seconda parte dell’articolo la scoperta di Cilli: due riferimenti inediti sulla presenza di Tolkien tra i patrocinanti del XXIV Congresso esperantista britannico tenutosi a Oxford nel mese di aprile 1933 e un interessante appello apparso proprio su «The British Esperantist» nel maggio dello stesso anno dal titolo “Il valore educativo dell’Esperanto” firmato da venti personalità inglesi di quel periodo, tra cui lo stesso J. R. R. Tolkien. A conclusione dell’articolo, anche le successive posizioni, anche di ripensamento, che Tolkien tenne sull’esperanto negli anni successivi.
L’opera più importante di ricerca su quest’argomento è stata pubblicata da Arden R. Smith e Patrick H. Wynne, “Tolkien and Esperanto” (SEVEN: An Anglo-American Literary Review, Vol. 17, 2000). Tuttavia, nel lavoro di Smith e Wynne manca la scoperta fatta da Cilli, che può, in un certo modo, essere considerata come una continuazione di quel lavoro. Numerosi apprezzamenti provengono dal mondo tolkieniano ed esperantista. Lo stesso Arden R. Smith scrive che «la ricerca di Cilli ha scoperto delle informazioni per lungo tempo ignorate sul rapporto tra Tolkien il movimento esperantista, e il suo articolo sul tema sarà d’interesse per i tolkieniani e gli esperantisti. Ed io sono entrambi». Congratulazioni e apprezzamenti arrivano anche dal Società Tolkieniana italiana rappresentata dal suo presidente Domenico Dimichino e da Renato Corsetti, Vice Presidente della Federazione Esperantista Italiana arrivano le «congratulazioni e un grazie in nome degli Esperantisti italiani». Infine, Tim Owen, Segretario dell’Associazione Esperantisti della Gran Bretagna che scrive «grazie per questo articolo affascinante. Ero consapevole del fatto che Tolkien aveva mostrato un interesse per l’Esperanto, quando era giovane, ma non avevo idea che il suo coinvolgimento sia arrivato a sostenere la sua presenza nelle scuole. Su questa base, sono sicuro che sarebbe stato contento di sapere che diverse scuole elementari in Inghilterra hanno introdotto l’esperanto come modello per aiutare i bambini a sviluppare le competenze con le altre lingue. Grazie ancora per il vostro duro lavoro nel mettere insieme quest’articolo, che ho apprezzato molto».
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Appunti e spunti
Annotazioni linguistiche
di Amerigo Iannacone

Cecchicià

In un recente libro di una scrittrice che peraltro stimo, ho trovato piú volte la “c” apostrofata («Fino a poco tempo fa non c’ha davvero pensato», «Sopra c’aveva messo…»,«… c’ha pensato qualche volta…», «… un giorno nessuno c’avrebbe piú pensato.», «… c’ha camminato in mezzo.», «… c’ha pensato…», ecc.). La “c’” sta ovviamente per “ci”, ma si può apostrofare davanti a alle vocali A, O, U e davanti alla H? Io direi proprio di no, perché conserverebbe il suono gutturale, per cui se si trova scritto “c’avrebbe”, si dovrà pronunciare “cavrebbe” e non “ciavrebbe”, per il semplice fatto che la C davanti ad A ha suono gutturale e non palatale. E allora? Allora, non va messo l’apostrofo ma va scritta per intero la parolina “ci”: “ci ha”, “ci aveva”, “ci avrebbe”, ecc.
Lo so che Renzo Arbore e i suoi compagni di cordata nella trasmissione “Cacao Meravigliao” cantavano “c’è chi c’ha e chi non c’ha” (c’è chi cià e chi non cià), ma Arbore, con la sua ironia, si può permettere ogni licenza.
In un italiano, senza ascendenze dialettali, dovremmo dire “c’è chi ha e chi non ha”, ma se proprio vogliamo metterci quella parolina pleonastica, dovremo metterla per intero, quando dopo c’è una della vocali A, O o U, oppure H. Dunque: “c’è chi ci ha”, anche se nella pronuncia il suono della C si fonde con quello dalla A: “cià”.



Frammenti di un sogno

Il giorno è grande
        come
  in nessun’altra
         estate.
Il tempo
   arde
   selvaggio.
Non c’è memoria di orizzonti
                  cosí larghi
       di un fuoco
             cosí immenso.
       Il sole a un tratto
                    si stacca
                dal centro del cielo
come una palla di granito nero
                   precipita sulla terra
tracciando un largo solco
                          di sangue.
          Il giorno
         diventa notte profonda
       le stelle si scontrano
                            fragorose
                            assordanti
                          schianti duri
                                   scontri
                             sibili
                     schegge taglienti
missili e missili
bombe e bombe miste
a grida tremende, forti grida
                         poi silenzio
                            buio intenso
                               silenzio
          poi un alito leggero
da oscuri lontani fondali
s’alza con un cerchio verde
                            fiammeggiante
                       intorno al mondo.


Ferruccio Brugnaro
Spinea (Venezia)


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